mercoledì 9 gennaio 2013

C A S A : MAKING A HOUSE A HOME




Vi siete mai soffermati a pensare al significato della parola  C A S A ? Sarà che negli ultimi quattro anni siamo passati per quattro traslochi, quattro luoghi diversi ai quali doversi abituare, vicini diversi, abitudini diverse, strade diverse da percorrere in auto o a piedi, negozi diversi in cui fare la spesa, scale diverse da salire , porte diverse da aprire, quella che si apre in un modo, quella in un altro, quella che ci metti un sacco di tempo per capire il trucco che la chiude al primo colpo, che quando l’hai imparato non serve più ; cucine diverse dove sistemare tutte le tue cose più o meno sempre con lo stesso criterio, pezzi di design nordico Ikea in bella vista in cucine stile anni ottanta, in noce nazionale se ti va bene, ma sempre, sempre, con orribili pensili colorati, verde bottiglia o qualche altro improbabile colore, che si abbinano con la tonalità del piano lavoro in finto granito, che ogni volta ti viene da chiedere : ma cristo santo,bianco no??! .  
Le ho vissute queste storie, per questo le racconto, ma non solo io, tanti, la mia generazione è la generazione della casa in affitto, quella che, va bene tutto pur di andare a vivere per conto tuo e spendere poco, che di soldi non ce n’è, quella che, mi faccio l’appartamento in centro che anche se è piccolo e quando vengono i miei amici smadonnano per parcheggiare chissenefrega, quella che ti accorgi sempre dopo che i vicini di casa o i proprietari sono fuori di testa, quella che fai di tutto per rendere un tugurio tuo il più possibile, e magari un po’ ci riesci pure, ci dai pure un nome, ma dentro hai sempre quella vocina che ti dice che tanto non è casa tua, che prima o poi te ne andrai, che il letto dove stai dormendo o magari il tavolo dove stai pranzando non li hai scelti tu, li hai trovati, te li stai facendo andare bene, così come quel condominio orribile che vedi dalla finestra ogni mattina mentre fai colazione, con la tazza di caffé in una mano e mezza fetta biscottata nell’altra, mentre sogni prati verdi o montagne innevate davanti agli occhi.
Mi piace molto la distinzione che fanno gli inglesi tra house e home, house è la casa intesa come semplice abitazione, l’edificio insomma, home invece è ciò che per me è C A S A .
Mi sono chiesta spesso ultimamente cosa vuol dire per me C A S A, per me C A S A , anche se vi farà sorridere, è una tazza del water nuova, è potersi fare un bidet senza che il ginocchio sinistro finisca immancabilmente contro la parete della doccia, è la fine dello sforzo continuo di abbellire qualcosa di brutto, di nascondere lo sporco sotto il tappeto, se capite cosa voglio dire, di riempire gli scatoloni con orribili tende della nonna, e soprattutto la fine che ogni volta non sia mai per sempre.
C A S A è la gioia di tornare quando siamo in giro, un porto sicuro che chiude il mondo fuori quando ce n’è bisogno, e che si apre agli altri quando vogliamo, è il piacere di offrire un caffé  a qualcuno, è musica di piano in sottofondo e un leggero profumo di cannella dei biscotti appena sfornati. E’ la luce fioca invernale che entra dalla porta o una tenda svolazzante in una mattina di maggio, è il profumo della legna che brucia o quello delle sere d’estate, è rumori e odori e colori famigliari, è pezzi di terra, di asfalto e di cielo conosciuti, è cime di monti a cui sai dare un nome,è lo stesso albero che vedi cambiare di stagione in stagione, è non sentirsi più ne “foresti” ne appesi ad un filo.
Delle volte credo di avere molte case, la casa dei miei, dove sono nata e ho vissuto per parecchio tempo e alla quale sarò sempre legata con un filo sottile, la casa dei genitori di Daniele, perché mi ci sono sentita bene fin dall’inizio, la roulotte, perché per un periodo è stata la cosa più vicina ad una C A S A che abbia mai avuto, e infine questa, con i suoi alti e bassi, dove cerchiamo di far coesistere cose tutte nostre e cose altrui, la nostra nuova avventura con le sue vite passate, che non siamo riusciti ad amare così com’era ma abbiamo cercato di cambiare a nostro gusto e forse per questo un giorno lei non ci perdonerà e ce lo rinfaccerà come un’amante stanca.
Ma per ora siamo qui, domani chissà, per ora tu sei quella che un po’ alla volta stiamo cercando di chiamare C A S A , di sentire C A S A , porta pazienza, ti vogliamo già un po’ bene, non possiamo prometterti nulla però, oggi qui, domani chissà.   

martedì 8 gennaio 2013

DENTIFRICIO FAI DA TE




Da circa un anno abbiamo preso la buona abitudine di fare il dentifricio in casa con le nostre manine, a guadagnarci non è soltanto il portafoglio ma anche la nostra bocca visto che la maggior parte dei prodotti che si trovano in commercio hanno una composizione poco naturale; e poi è facilissimo e divertente. Ecco come fare:

INGREDIENTI :
- acqua fatta bollire e lasciata poi raffreddare
- argilla bianca*
- bicarbonato
- sale marino integrale
- olio essenziale di menta (o limone) e tea tree (azione disinfettante)

Mettete in una ciotola l’argilla (a seconda della quantità di dentifricio che volete preparare) , aggiungete l’acqua fino ad ottenere una pasta dalla densità tale da poter essere messa sullo spazzolino da denti, aggiungete un po’ di bicarbonato e un po’ di sale, alla fine unite qualche goccia degli olii essenziali scelti, mescolate il tutto e trasferite in un vaso di vetro.
Ed ecco il vostro fantastico dentifricio fatto in casa ! Veloce da preparare e che non crea rifiuti una volta finito.

* l’argilla bianca non è facile da reperire, recentemente però l'abbiamo trovata al negozio Biosapori di Vicenza della EOS al prezzo di € 4,10 di 500 g.
Prima di trovare l’argilla bianca, ho provato a farlo con quella verde, l’unica che ero riuscita a procurarmi ma la qualità del risultato è decisamente inferiore, la sensazione è un po’ quella di avere della terra in bocca e a chi è abituato ad usare i dentifrici classici può dar fastidio.