Vi siete mai soffermati a pensare al significato della parola C A S A ? Sarà che negli ultimi quattro anni siamo passati per quattro traslochi, quattro luoghi diversi ai quali doversi abituare, vicini diversi, abitudini diverse, strade diverse da percorrere in auto o a piedi, negozi diversi in cui fare la spesa, scale diverse da salire , porte diverse da aprire, quella che si apre in un modo, quella in un altro, quella che ci metti un sacco di tempo per capire il trucco che la chiude al primo colpo, che quando l’hai imparato non serve più ; cucine diverse dove sistemare tutte le tue cose più o meno sempre con lo stesso criterio, pezzi di design nordico Ikea in bella vista in cucine stile anni ottanta, in noce nazionale se ti va bene, ma sempre, sempre, con orribili pensili colorati, verde bottiglia o qualche altro improbabile colore, che si abbinano con la tonalità del piano lavoro in finto granito, che ogni volta ti viene da chiedere : ma cristo santo,bianco no??! .
Le
ho vissute queste storie, per questo le racconto, ma non solo io, tanti, la mia
generazione è la generazione della casa in affitto, quella che, va bene tutto
pur di andare a vivere per conto tuo e spendere poco, che di soldi non ce n’è,
quella che, mi faccio l’appartamento in centro che anche se è piccolo e quando
vengono i miei amici smadonnano per parcheggiare chissenefrega, quella che ti
accorgi sempre dopo che i vicini di casa o i proprietari sono fuori di testa, quella
che fai di tutto per rendere un tugurio tuo il più possibile, e magari un po’
ci riesci pure, ci dai pure un nome, ma dentro hai sempre quella vocina che ti
dice che tanto non è casa tua, che prima o poi te ne andrai, che il letto dove
stai dormendo o magari il tavolo dove stai pranzando non li hai scelti tu, li
hai trovati, te li stai facendo andare bene, così come quel condominio orribile
che vedi dalla finestra ogni mattina mentre fai colazione, con la tazza di
caffé in una mano e mezza fetta biscottata nell’altra, mentre sogni prati verdi
o montagne innevate davanti agli occhi.
Mi
piace molto la distinzione che fanno gli inglesi tra house e home, house è la
casa intesa come semplice abitazione, l’edificio insomma, home invece è ciò che
per me è C A S A .
Mi
sono chiesta spesso ultimamente cosa vuol dire per me C A S A, per me C A S A ,
anche se vi farà sorridere, è una tazza del water nuova, è potersi fare un
bidet senza che il ginocchio sinistro finisca immancabilmente contro la parete
della doccia, è la fine dello sforzo continuo di abbellire qualcosa di brutto,
di nascondere lo sporco sotto il tappeto, se capite cosa voglio dire, di
riempire gli scatoloni con orribili tende della nonna, e soprattutto la fine
che ogni volta non sia mai per sempre.
C
A S A è la gioia di tornare quando siamo in giro, un porto sicuro che chiude il
mondo fuori quando ce n’è bisogno, e che si apre agli altri quando vogliamo, è
il piacere di offrire un caffé a
qualcuno, è musica di piano in sottofondo e un leggero profumo di cannella dei
biscotti appena sfornati. E’ la luce fioca invernale che entra dalla porta o una
tenda svolazzante in una mattina di maggio, è il profumo della legna che brucia
o quello delle sere d’estate, è rumori e odori e colori famigliari, è pezzi di
terra, di asfalto e di cielo conosciuti, è cime di monti a cui sai dare un nome,è
lo stesso albero che vedi cambiare di stagione in stagione, è non sentirsi più
ne “foresti” ne appesi ad un filo.
Delle
volte credo di avere molte case, la casa dei miei, dove sono nata e ho vissuto
per parecchio tempo e alla quale sarò sempre legata con un filo sottile, la
casa dei genitori di Daniele, perché mi ci sono sentita bene fin dall’inizio, la
roulotte, perché per un periodo è stata la cosa più vicina ad una C A S A che
abbia mai avuto, e infine questa, con i suoi alti e bassi, dove cerchiamo di
far coesistere cose tutte nostre e cose altrui, la nostra nuova avventura con le
sue vite passate, che non siamo riusciti ad amare così com’era ma abbiamo
cercato di cambiare a nostro gusto e forse per questo un giorno lei non ci
perdonerà e ce lo rinfaccerà come un’amante stanca.
Ma
per ora siamo qui, domani chissà, per ora tu sei quella che un po’ alla volta
stiamo cercando di chiamare C A S A , di sentire C A S A , porta pazienza, ti
vogliamo già un po’ bene, non possiamo prometterti nulla però, oggi qui, domani
chissà.
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